
C’è un istante preciso in cui la meccanica smette di essere solo tecnica e si trasforma in racconto. È quello che si è respirato nel cuore della Franciacorta, dove il rombo dei motori Porsche raffreddati ad aria ha assunto il tono di un rito. Il Concorso di Restauro Porsche Classic non è una semplice sfilata di auto lucide, ma una cerimonia laica in cui l’oggetto diventa memoria, e ogni carrozzeria riflessa al sole racconta un pezzo di vita.
Quest’anno la nona edizione dell’evento ha avuto un significato ancora più denso: è stato il gran finale delle celebrazioni per i 40 anni di Porsche Italia, la chiusura ideale di un cerchio fatto di tradizione, velocità e cultura automobilistica. Nel tracciato e tra i box del Porsche Experience Center Franciacorta, l’atmosfera era quella delle grandi occasioni, sospesa tra nostalgia e futuro.
L’artigianato come custodia del tempo
Alla base di tutto c’è una filosofia chiara: il restauro non è solo riparazione, è custodia del tempo. Dal 2015 il Concorso di Restauro Porsche Classic valorizza il lavoro paziente dei Centri Porsche e dei Centri Assistenza Porsche di tutta Italia. Per questa edizione, molti team hanno lavorato fino a due anni sulla propria vettura, con una dedizione quasi monastica.
Le auto sono state smontate, pulite, riportate alla lamiera nuda, cercando ricambi originali quasi introvabili, per poi essere riassemblate con una cura che sfiora l’ossessione. Non si tratta di inseguire una perfezione sterile, ma di restituire autenticità: la fedeltà alle specifiche dell’epoca, l’esattezza dei materiali, la correttezza delle finiture. A giudicare questo lavoro certosino è stata una giuria d’eccezione, guidata da Pietro Innocenti, Amministratore Delegato di Porsche Italia, affiancato da Andrea Gruppach della Federazione Italiana Porsche Club e dal giornalista David Giudici. Il loro compito non era solo decretare una classifica, ma riconoscere in ogni restauro un equilibrio tra rigore tecnico e rispetto della storia.
Una Porsche 912 Targa che è un romanzo familiare
Sul gradino più alto del podio è salita una vettura che va oltre la definizione di auto d’epoca: una Porsche 912 Targa del 1969 in livrea originale Ossi Blau, restaurata dal Centro Porsche Roma. A renderla speciale non è solo la qualità del lavoro, ma la sua storia. L’auto appartiene alla stessa famiglia dal 1976 ed è stata compagna di viaggio per decenni, fino alle lunghe traversate verso Capo Nord.
I tecnici romani hanno compiuto un esercizio di equilibrio: riportare la 912 alla freschezza dei primi chilometri senza cancellare i segni di una vita vissuta, quell’anima “vissuta” che la rende unica. È la vittoria della narrazione sull’oggetto, la dimostrazione che le Porsche Classic non sono solo beni da collezione ma contenitori di ricordi, capaci di trasportare generazioni e storie, non solo persone e bagagli.
Argento americano e arancio meccanico: la tecnica che emoziona
Dietro la 912 Targa, il secondo posto è andato a una vettura di rara eleganza tecnica: una 911 Targa America del 1973 in Silber Metal, curata dal Centro Assistenza Porsche Padova Est. Nata per il mercato statunitense, questa 911 si distingue per il raffinato sistema di iniezione meccanica, in luogo dei carburatori tradizionali. Un dettaglio che fa la differenza e che ha imposto ai tecnici una conoscenza approfondita di regolazioni, flussi e tarature per riportarla alla perfetta efficienza. È l’esempio di come il restauro, quando è serio, non si limita alla carrozzeria, ma scende nelle viscere della meccanica.
Il terzo gradino del podio si accende invece di un intenso Blut Orange con una 911 2.0 S del 1969, restaurata dal Centro Assistenza Porsche Catania. Questo modello rappresenta una pietra miliare, essendo stata la prima Porsche a introdurre di serie l’iniezione meccanica. I tecnici siciliani hanno scelto la via più difficile: preservare il più possibile l’originalità, salvaguardando componenti e soluzioni tecniche dell’epoca. Il risultato è una vettura che non solo appare come nel 1969, ma “funziona” come nel 1969, con quella risposta al gas diretta e ruvida che gli appassionati definiscono senza esitazione “vera”.
Un arcobaleno di storia, dal Bali Blau allo Speed Yellow
Oltre il podio, il colpo d’occhio sul paddock di Franciacorta era quello di un arcobaleno meccanico. Tra i modelli in gara spiccava una 356 SC Cabrio del 1964 in Bali Blau, riportata a nuova vita dal Centro Porsche Milano Est. Qui il restauro ha dialogato con il gusto del proprietario: gli interni in pelle e la capote marrone sostituiscono il nero di serie, aggiungendo un tocco di calore che rende l’auto un oggetto ancora più personale, senza tradirne lo spirito originario.
Gli anni Settanta erano perfettamente rappresentati da un’altra 911 2.4 S in Blut Orange, ancora firmata Padova Est, e da una audace 911 2.2 T del 1971 in KodaGruen, un “Verde Anaconda” che cattura lo sguardo al primo colpo, restaurata dal Centro Assistenza Porsche Padova Ovest. Chiudendo idealmente il percorso temporale, la 993 RS del 1995 in Speed Yellow del Centro Porsche Alessandria ha ricordato a tutti come alcune Porsche Classic siano già proiettate verso la modernità: prodotta in serie limitata, è il ponte perfetto tra l’epoca analogica e le sportive di oggi.
Queste vetture, ognuna con la propria voce, il proprio colore e il proprio odore d’epoca, raccontano cosa significhi davvero restauro nel mondo Porsche: non fermare il tempo, ma renderlo eterno attraverso la competenza, la cura artigianale e un amore autentico per la meccanica con l’anima.















