Filosa (Stellantis): nuova equazione per la transizione auto

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Nel dibattito sempre più acceso sulla transizione energetica dell’auto, Antonio Filosa decide di mettere tutto nero su bianco con il linguaggio che conosce meglio: quello dei numeri e delle variabili da tenere in equilibrio. «Ritengo che esista un’equazione che mette in equilibrio tre elementi: la tutela dell’ambiente, la salvaguardia dell’occupazione e della sovranità europea, e l’accessibilità economica per i consumatori», scandisce il CEO di Stellantis, trasformando in formula ciò che il settore ripete da mesi.

La critica non è al traguardo, ma al percorso. Per Filosa, gli obiettivi climatici restano centrali, ma la regolamentazione europea così com’è stata pensata rischia di rompere l’equazione: se si spinge solo sulla riduzione delle emissioni senza considerare la tenuta dell’occupazione e il potere d’acquisto di chi un’auto deve poterla comprare, il sistema non regge. Per questo il manager chiede una nuova normativa che disegni una traiettoria di transizione energetica più graduale, capace di offrire ai clienti «una maggiore libertà di scelta» tecnologica, senza imporre un’unica strada obbligata.

Non un menù, ma un pacchetto: il piano ACEA

Il cuore politico del messaggio è rivolto alla Commissione europea. Filosa è netto: «La Commissione dovrebbe dare attuazione con urgenza a tutte le soluzioni proposte da ACEA. Non si tratta di un menù tra cui scegliere, ma di un pacchetto necessario per evitare gravi ripercussioni sulla nostra industria». L’associazione dei costruttori ha messo sul tavolo un set di misure che il CEO di Stellantis considera inscindibili, un kit minimo di sopravvivenza per l’industria auto europea in questa fase di svolta.

Dentro questo pacchetto ci sono elementi molto concreti. Il primo riguarda la flessibilità per i veicoli commerciali leggeri, le furgonette e i van che ogni giorno tengono in piedi la logistica dell’ultimo miglio e il lavoro di artigiani, installatori, piccole imprese. Imporre a questo mondo una transizione troppo rapida senza strumenti ad hoc significherebbe rallentare l’economia reale.

Il secondo pilastro è un quadro regolatorio dedicato alle vetture di piccole dimensioni, quelle citycar che rischiano di sparire dai listini perché non più sostenibili con i vincoli attuali. Senza una cornice specifica, avverte l’industria, la mobilità urbana accessibile diventerà un miraggio, e l’auto nuova resterà un prodotto per pochi. Il terzo tassello è il rinnovo del parco circolante: sostituire i veicoli più anziani e inquinanti con modelli più efficienti avrebbe un impatto immediato sulle emissioni, molto più di qualsiasi slogan.

Infine ci sono i biocarburanti, che Filosa cita esplicitamente come parte del pacchetto. Non una soluzione miracolosa, ma una tecnologia ponte che consente di ridurre la CO₂ del parco esistente senza attendere che l’elettrico diventi dominante ovunque. Ignorare questo mix di strumenti, suggerisce il CEO, sarebbe un errore di metodo prima ancora che di strategia.

Una nuova finestra politica per l’industria auto europea

Nel suo intervento, Filosa non nasconde un cauto ottimismo. «Apprezziamo molto i recenti messaggi che importanti leader politici europei hanno rivolto alla Commissione. Abbiamo una nuova opportunità per ripensare insieme il quadro regolatorio in Europa», afferma. Il riferimento è ai segnali arrivati da diverse capitali europee, dove cresce la consapevolezza che una transizione impostata solo per decreto rischia di scontrarsi con la realtà di fabbriche, lavoratori e famiglie.

La “vera equazione da risolvere”, ripete il CEO di Stellantis, è fatta di tre elementi: salvaguardia dei posti di lavoroprotezione dell’ambiente e accessibilità economica. Se uno di questi fattori viene sacrificato, l’intero modello europeo entra in crisi. Dietro le parole del manager c’è il timore che una spinta troppo rapida e monolitica verso una sola tecnologia possa spostare altrove produzione, ricerca e valore aggiunto, indebolendo la stessa sovranità europea che Bruxelles dice di voler difendere.

Verso una transizione energetica più morbida e realistica

In controluce, la proposta di Filosa è quella di un nuovo patto tra istituzioni e industria auto europea. L’obiettivo di lungo periodo, la decarbonizzazione, non viene messo in discussione. Ma la strada per arrivarci deve essere ridisegnata: «Questi fattori devono essere integrati nella nuova regolamentazione, che dovrà puntare a una transizione energetica più morbida rispetto a quella attuale», chiosa il CEO.

Una transizione “più morbida” non significa allentare l’impegno climatico, bensì calibrare tempi, tecnologie e costi in modo che l’equazione torni a essere sostenibile per tutti gli attori coinvolti. Significa riconoscere che, accanto all’auto elettrica, avranno un ruolo le soluzioni ibride, i biocarburanti, l’efficienza dei motori termici di nuova generazione, in un approccio più neutrale e meno ideologico.

La palla, ora, torna a Bruxelles. Se la Commissione europea accoglierà il pacchetto ACEA come base di lavoro e non come semplice esercizio di lobbying, la “formula Filosa” potrebbe diventare il punto di partenza per una regolazione più aderente alla realtà dei mercati e delle persone. In caso contrario, l’Europa rischia di scoprire troppo tardi che l’equazione tra ambiente, lavoro e prezzi non si risolve con un tratto di penna, ma con decisioni che tengano conto di tutti i termini del problema.