Auto elettriche, il Pacchetto Ue accelera le colonnine

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Nel dibattito sulle auto elettriche, spesso il confronto si ferma a listini, incentivi e autonomia delle batterie. Eppure il vero ago della bilancia, per chi deve scegliere se passare o meno alla mobilità a zero emissioni, resta la rete di infrastrutture di ricarica. Per questo il nuovo Pacchetto Ue sulle reti, lo European Grids Package, è molto più di un documento tecnico: è il tentativo di rimuovere finalmente quei colli di bottiglia burocratici che rallentano la diffusione delle colonnine di ricarica in tutta l’Unione, Italia compresa. 

Un Pacchetto Ue per sbloccare la ricarica elettrica

Il cuore del European Grids Package è semplice da riassumere, ma ambizioso da realizzare: rendere più rapide e prevedibili le procedure per collegare alla rete le nuove stazioni di ricarica e le altre infrastrutture elettriche. Per le connessioni sotto i 100 kW si punta a ridurre drasticamente gli ostacoli amministrativi, mentre per le potenze superiori è fissato un limite massimo di sei mesi per ottenere il via libera alla connessione. Ancora più significativo è il principio per cui, fino al raggiungimento degli obiettivi europei di neutralità climatica, le colonnine di ricarica dovranno essere considerate a tutti gli effetti infrastrutture di interesse pubblico prevalente. In pratica, non più “accessori” da valutare caso per caso, ma tasselli fondamentali della transizione energetica. 

Iter più veloci: perché l’Italia guarda a Bruxelles

In questo scenario la voce di Motus-E, l’associazione che riunisce i principali attori della mobilità elettrica in Italia, è particolarmente attenta. Il presidente Fabio Pressi accoglie con favore le proposte del Pacchetto Ue, sottolineando come le nuove norme possano “superare uno dei principali ostacoli osservato in Italia per lo sviluppo del settore”. L’obiettivo è ridurre i tempi di attivazione delle infrastrutture, spesso ostaggio di autorizzazioni che si trascinano per mesi, quando non per anni. Snellire e digitalizzare gli iter vuol dire consentire agli operatori di programmare meglio gli investimenti e ai cittadini di trovare più colonnine di ricarica operative nei luoghi in cui servono davvero: città, parcheggi, centri commerciali, nodi di scambio.

Motus-E, Manifesto della Ricarica e nodi ancora aperti

Non è un caso che Motus-E leghi il giudizio sul European Grids Package alle proposte contenute nel proprio Manifesto della Ricarica. Nel documento l’associazione chiede da tempo una drastica semplificazione burocratica, la riduzione dei costi di approvvigionamento energetico per gli operatori, la copertura totale delle reti autostradali, concessioni più lunghe e una cabina di regia nazionale per la pianificazione dell’infrastruttura. Il Pacchetto Ue va nella giusta direzione sul fronte degli iter, ma – avverte Pressi – non basta: senza un quadro interno coerente e una governance chiara, il rischio è che le opportunità offerte da Bruxelles si traducano solo in parte in nuove infrastrutture di ricarica sul territorio.

Ricarica privata, il punto debole da chiarire

Se sulle stazioni pubbliche la linea è incoraggiante, molto più prudente è il giudizio di Motus-E sugli indirizzi europei relativi alla ricarica nelle proprietà private. Secondo Pressi, il Pacchetto Ue “non fornisce ancora un quadro adeguatamente chiaro sui requisiti e gli obiettivi per le specifiche categorie di edifici”. Un nodo non da poco, considerando che la maggior parte delle ricariche avviene oggi a casa o sul luogo di lavoro. Senza regole semplici e stabili per condomìni, parcheggi aziendali e nuove costruzioni, il rischio è di creare un sistema a due velocità: da una parte chi ha un box o un posto auto facilmente elettrificabile, dall’altra chi resta legato alla disponibilità delle colonnine di ricaricapubbliche, ancora troppo poco capillari in molte aree del Paese.

Un test decisivo per la transizione delle auto elettriche

Il giudizio complessivo sul European Grids Package resta comunque positivo. Pur in assenza di impegni finanziari diretti, il valore del Pacchetto Ue sta nella capacità di dare una cornice più solida agli investimenti privati, fissando tempi certi e riconoscendo alle infrastrutture di ricarica un ruolo strategico nella decarbonizzazione dei trasporti. Per l’Italia sarà un test importante: molto dipenderà da come il Parlamento e il Governo sapranno recepire le nuove regole, integrandole con una pianificazione nazionale che non lasci indietro nessun territorio. Se il percorso sarà completato, chi sceglierà le auto elettriche potrà contare non solo su modelli più accessibili e performanti, ma anche su una rete di colonnine di ricarica più vicina, visibile e affidabile. E la transizione alla mobilità a zero emissioni avrà finalmente un alleato in più, non solo nei garage, ma soprattutto nelle regole del gioco.