Hyundai-Healthy Seas: 5 anni di economia circolare e valore condiviso

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Nel panorama attuale dell’industria automotive, la sfida non è più soltanto produrre veicoli a zero emissioni, ma ridisegnare l’intera catena del valore in ottica rigenerativa. È in questo contesto che la celebrazione del quinto anniversario della partnership tra Hyundai e la Healthy Seas Foundation assume un significato che va oltre la semplice responsabilità sociale d’impresa. Non siamo di fronte a una mera operazione di filantropia, ma alla strutturazione di un modello di Creating Shared Value (CSV) che integra la tutela degli ecosistemi marini direttamente nei processi produttivi del colosso coreano. Dongchul Hwang, Vice President e Head of Future Business & Sustainability Group di Hyundai Motor Company, ha ribadito come questa sinergia non solo ripristini gli ecosistemi, ma educhi le comunità globali, dimostrando come il capitale naturale possa diventare parte integrante di una strategia di crescita responsabile.

Il cerchio perfetto: dai fondali alla catena di montaggio

Il cuore economico di questa collaborazione risiede nella capacità di trasformare un costo ambientale – l’inquinamento marino – in una risorsa industriale. Il meccanismo è un esempio da manuale di economia circolare: i rifiuti recuperati dai mari, in particolare le reti da pesca abbandonate, non vengono smaltiti come scarti, ma reimmessi nel ciclo produttivo. Grazie alla collaborazione con partner strategici come Aquafil, le reti idonee vengono rigenerate insieme ad altri materiali di scarto per produrre il filato ECONYL®. Questo nylon rigenerato non è un prodotto di nicchia, ma entra prepotentemente nella filiera automotive di Hyundai: viene utilizzato per realizzare i tappetini di modelli di punta come IONIQ 5, IONIQ 6, la nuova IONIQ 9, SANTA FE e NEXO destinate al mercato europeo. È la dimostrazione tangibile di come la sostenibilità possa integrarsi nella “Bill of Materials” di un veicolo, riducendo la dipendenza da materie prime vergini.

Un investimento globale: dalle Ghost Farms al Lago di Ocrida

I numeri presentati per questo quinquennio descrivono un impegno finanziario e operativo di rilievo. La partnership, partita dall’Europa nel 2021, ha rapidamente scalato a livello globale, coinvolgendo la Corea e gli Stati Uniti. Il bilancio operativo parla di 320 tonnellate di rifiuti rimossi in 10 Paesi diversi. Particolarmente significativo è l’investimento, sostenuto esclusivamente da Hyundai, nelle operazioni di bonifica delle cosiddette “Ghost Farms”, siti di acquacoltura abbandonati che rappresentano una passività ambientale critica, rilasciando detriti e microplastiche. Bonificare queste aree significa restituire valore economico e biologico ai territori, come accaduto in Grecia e nel sito UNESCO del Lago di Ocrida, trasformando aree degradate in ecosistemi nuovamente produttivi.

Formazione e tecnologia: il capitale umano del futuro

La strategia di Hyundai, guidata dalla vision Progress for Humanity, riconosce che la transizione ecologica richiede un investimento parallelo sul capitale umano. Il pilastro “Hope” della strategia CSV si è tradotto in workshop e attività educative che hanno coinvolto quasi 5.000 partecipanti in tutto il mondo. L’aspetto più interessante dal punto di vista dell’innovazione è la collaborazione triangolare con la Technical University of Munich (TUM). Qui l’industria incontra l’accademia per sviluppare soluzioni ad alto contenuto tecnologico, come lo ‘SVan’, un laboratorio di robotica mobile su base Hyundai STARIA, che permette di esplorare come l’automazione possa servire la conservazione marina. Questo approccio crea un ponte tra le esigenze di R&D dell’azienda e la formazione delle nuove leve ingegneristiche.

L’impatto sul territorio italiano: il caso Brianza

La globalità della strategia Hyundai non perde di vista la capillarità locale, fondamentale per il radicamento del marchio. Un esempio recente di questa politica “glocal” è l’attività svolta in Italia, sul Lago di Pusiano in Brianza. L’iniziativa ha visto il coinvolgimento diretto di oltre 100 studenti dell’Istituto Comprensivo G.D. Romagnosi e del TourInCanoa Club ASD. Anche in questo caso, l’obiettivo era duplice: bonifica ambientale e sensibilizzazione sulla biodiversità. Portare i giovani a contatto con la realtà delle “ghost nets” e della cura del territorio significa investire sulla consapevolezza dei consumatori e dei cittadini di domani. Come sottolineato da Veronika Mikos, Direttrice di Healthy Seas, questo modello olistico dimostra cosa sia possibile realizzare quando un gigante industriale e un’organizzazione no-profit uniscono le forze per obiettivi concreti, guardando con determinazione al 2025 e oltre, verso la UN Ocean Conference.