Negli ultimi due anni il mercato auto globale ha vissuto una fase schizofrenica: dopo la crisi dei chip e il boom iniziale delle auto elettriche, sono arrivati il rallentamento della domanda, gli incentivi tagliati in Europa e margini sempre più sotto pressione per molti costrori. In questo contesto, Toyota sembra giocare un campionato a parte.
Nel 2024 il gruppo giapponese ha venduto 10,8 milioni di veicoli nel mondo, confermandosi per il quinto anno consecutivo come primo costruttore globale, nonostante un calo del 3,7% dei volumi totali. Mentre il mercato europeo cresce appena (+0,8% nel 2024) e le immatricolazioni di EV puri scendono dell’1,2%, sono proprio le ibride a tenere a galla le statistiche.
Il risultato è che, mentre molti competitor rivedono piani industriali e target di elettrificazione, Toyota continua a crescere nelle aree chiave e a riempire l’ordine del giorno con record di produzione, vendite e – soprattutto – profitti.
Record produttivi e vendite da primato
Sul fronte industriale, la fotografia è chiara: nel primo semestre 2025 la produzione globale di Toyota è salita del 5,8% a circa 4,9 milioni di veicoli, un nuovo massimo storico per il periodo gennaio-giugno. A ottobre 2025 il gruppo ha registrato il quinto mese consecutivo di crescita produttiva, con 926.987 veicoli costruiti (+4%) e vendite globali in aumento per il decimo mese di fila.
Nei primi dieci mesi del 2025 le vendite hanno raggiunto 8,7 milioni di unità, con un mix che dice molto sulla strategia del marchio: ben il 42% delle vendite è composto da ibride, mentre le elettriche a batteria pesano ancora appena intorno al 2%.
Già nel 2024, su base annua, le ibride Toyota avevano toccato un massimo storico: oltre il 40% delle vendite di Toyota e Lexus era elettrificato full-hybrid, contro l’1,4% di sole BEV. Il messaggio è semplice: mentre una parte dell’industria si è spinta aggressivamente sull’elettrico puro, Toyota ha preferito spingere forte sull’ibrido e oggi ne sta raccogliendo i dividendi.
Il boom dell’ibrido: la carta vincente di Toyota
La vera chiave del dominio Toyota sta proprio nel boom dell’ibrido. Nel 2024 le vendite globali di modelli ibridi Toyota sono cresciute di oltre il 21% su base annua, a conferma di una domanda in forte accelerazione.
In Europa, il quadro è ancora più netto: quasi un’auto ibrida su due immatricolata nel 2024 portava un logo Toyota o Lexus, e circa il 75% delle immatricolazioni Toyota passeggeri nella regione è costituito da modelli ibridi. In altre parole, se oggi il cliente europeo sceglie un’auto ibrida, molto spesso sceglie Toyota.
Il contesto generale gioca a favore del gruppo giapponese. In Europa le auto elettriche pure hanno visto una crescita stagnante, con quota di mercato sostanzialmente ferma e, in alcuni Paesi, un calo delle immatricolazioni rispetto all’anno precedente. Al contrario, le ibride sono state l’unico tipo di motorizzazione a registrare un incremento significativo di vendite nel 2024.
Per molti automobilisti, soprattutto in Italia ed Europa, l’ibrido rappresenta un compromesso rassicurante: consumi ridotti, costi d’acquisto ancora gestibili e nessuna ansia da ricarica. È esattamente il terreno di gioco su cui Toyota lavora da oltre vent’anni.
Profitti record mentre gli altri stringono la cinghia
I numeri di bilancio spiegano perché il titolo Toyota continui a essere percepito come “porto sicuro” nel settore auto. Nell’esercizio chiuso a marzo 2024, il gruppo ha raddoppiato l’utile netto fino a circa 4,9 trilioni di yen (oltre 30 miliardi di dollari), con ricavi saliti del 21% a circa 45 trilioni di yen e vendite globali passate da 8,8 a 9,4 milioni di veicoli.
Il margine operativo ha superato l’11%, con un utile operativo di circa 5,35 trilioni di yen, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. All’interno del business automobilistico, i ricavi sono cresciuti di oltre il 22%, mentre l’utile operativo della divisione auto è balzato di circa il 112% anno su anno.
Anche nel primo semestre dell’anno fiscale 2025 (aprile-settembre 2025), con un contesto più complesso e maggiori investimenti in tecnologia e capitale umano, Toyota resta saldamente in utile: i ricavi consolidati sono cresciuti del 5,8%a 24,63 trilioni di yen, con oltre 4,78 milioni di veicoli venduti.
Mentre molti costruttori europei ed elettrici puri vedono i margini erodersi a causa della guerra dei prezzi in Cina, della frenata della domanda EV e di pesanti investimenti per rispettare le future norme sulle emissioni, Toyota riesce a finanziare il proprio “multi-percorso” tecnologico – ibrido, plug-in, elettrico e idrogeno – partendo da una base di profitti robusta.
Multi-percorso, efficienza e domanda reale: il “metodo Toyota”
Come fa Toyota a dominare? La risposta è un mix di strategia prodotto e disciplina industriale. A livello globale, l’azienda spinge da anni una strategia multi-pathway: non solo auto a batteria, ma una gamma completa di ibride, ibride plug-in e, in alcuni mercati, modelli a celle a combustibile, con l’obiettivo dichiarato di massimizzare la riduzione di CO₂ per vettura venduta, tenendo conto delle infrastrutture reali di ogni Paese.
In Europa, questa scelta si traduce in una leadership fortissima sull’ibrido: nel 2024 Toyota Motor Europe ha raggiunto vendite record con oltre 1,21 milioni di veicoli e una quota del 7,1%, spinta quasi esclusivamente dalle motorizzazioni elettrificate. La domanda è talmente alta che, in media, un cliente europeo deve attendere 60-70 giorni per ricevere la propria Toyota ibrida, circa il doppio rispetto al 2020.
Sul lato industriale restano centrali i classici pilastri del metodo Toyota: kaizen, just-in-time, gestione snella della catena di fornitura. In pratica, la casa giapponese è riuscita a recuperare più in fretta di altri il terreno perso con i chip, sfruttando al massimo gli impianti e indirizzando la produzione verso dove la domanda è più forte: SUV ibridi, segmento C ed ibridi di nuova generazione.
Certo, la strategia ha anche un lato scoperto: con le BEV che pesano ancora poco più dell’1-2% delle vendite globali, Toyota dovrà accelerare sul puro elettrico per non lasciare troppo spazio a rivali come BYD e ai costruttori europei più avanzati sul fronte EV. Ma nel breve periodo, i numeri dicono che puntare sull’ibrido è stata una scelta estremamente redditizia.
Cosa significa per l’Europa (e per chi guida oggi)
Per l’Europa – e per mercati come l’Italia – il caso Toyota è il segnale che la transizione non è lineare come molti pensavano. Le auto elettriche pure restano centrali nei piani dei legislatori e delle città, ma il cliente medio continua a guardare con grande interesse alle ibride, percepite come soluzione concreta e immediata, soprattutto in un contesto di inflazione e infrastrutture di ricarica ancora in evoluzione.
In questo scenario, Toyota domina perché ha intercettato prima di altri la domanda di elettrificazione accessibile: modelli come Yaris, Yaris Cross e C-HR hanno abituato l’utente europeo all’idea che l’ibrido possa essere “normale”, non una nicchia. E ora, mentre una parte dell’industria fa i conti con stock elevati di EV, tagli di produzione e previsioni riviste al ribasso, il gruppo giapponese continua a capitalizzare su una tecnologia che conosce e controlla da decenni.
Nel medio periodo, la sfida sarà capire se il vantaggio ibrido di Toyota saprà trasformarsi in leadership anche nell’elettrico puro. Ma oggi, guardando a record produttivi, boom dell’ibrido e profitti ai massimi, è difficile negare che il costruttore giapponese stia dominando l’auto proprio perché ha scelto di correre al ritmo del cliente reale, non solo delle slide di presentazione.

















