Primo semestre in chiaroscuro per Brembo: utile giù del 37%

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Nel primo semestre del 2025, anche un nome solido come Brembo ha dovuto fare i conti con la realtà di un mercato auto in evidente affanno. I ricavi sono scesi a 1,881 miliardi di euro, segnando un calo del 6,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma nonostante la contrazione, l’azienda bergamasca mostra di avere ancora muscoli e testa fredda: il margine operativo lordo (EBITDA) si attesta al 16% dei ricavi, mentre l’utile netto, pur in calo del 37,4%, resta positivo a 97,9 milioni.

Dietro ai numeri, un contesto che continua a essere difficile. Le vendite globali nel settore auto, in particolare in Europa e Nord America, restano sotto pressione. L’andamento debole dei volumi nel primo equipaggiamento pesa sui conti, eppure Brembo riesce a tenere la rotta grazie a un portafoglio prodotti diversificato e a una strategia che guarda lontano. Il segmento ricambi tiene bene e le competizioni – anche grazie all’integrazione di Öhlins – crescono del 42,9%, segno che quando il core business vacilla, l’innovazione può offrire appigli solidi.

Lo conferma anche Matteo Tiraboschi, Presidente Esecutivo del gruppo: “Il primo semestre dell’anno ha rispecchiato le nostre previsioni, confermandosi complesso. Ma la nostra performance dimostra la solidità del modello Brembo.” Una dichiarazione asciutta, ma che fotografa bene la fase che sta attraversando l’automotive: non più solo transizione, ma vera e propria ristrutturazione dei fondamentali. In questo scenario, la capacità di adattarsi conta più di tutto.

Non sorprende quindi che, mentre i margini operativi si assottigliano (l’EBIT è sceso all’8,6% contro il 10,9% di un anno fa), Brembo non riduca gli investimenti, anzi: 199,8 milioni di euro nel semestre, cifra che rappresenta il 9,9% dei ricavi. Una scelta controcorrente rispetto a chi, in fase di rallentamento, tende a stringere la cinghia. Brembo, invece, accelera su nuovi settori come le biciclette ad alte prestazioni (grazie alla partnership con Specialized) e continua a consolidare la propria presenza nel motorsport e nell’alta gamma.

A pesare sui conti, più che l’efficienza interna, sono i venti contrari del mercato. Le vendite calano in Nord America (-10,7%), in Cina (-6,2%) e in India (-7,8%), mentre restano stabili in Italia e crescono leggermente in Francia (+2,2%) e Regno Unito (+6,9%). Ma non basta: anche l’incremento dei costi del personale (+5,8%) incide, mentre l’indebitamento netto sale a 935,5 milioni (+321,9 milioni), principalmente per l’acquisizione di Öhlins. È un’operazione strategica che, nel breve, zavorra i conti, ma nel medio periodo promette sinergie importanti sul fronte tecnologico.

Il dato forse più rilevante è però un altro: l’utile netto di gruppo, pur più che dimezzato rispetto al primo semestre 2024, resta in positivo. Un segnale che la tenuta c’è. E lo stesso vale per il flusso di cassa operativo, che sconta l’onere degli investimenti e le dinamiche del capitale circolante ma mantiene una coerenza con l’impostazione prudente dell’azienda. Il tax rate si attesta al 28,7%, in linea con le attese.

Lo scenario resta incerto, e il management non lo nasconde. Ma Brembo prevede un EBITDA margin superiore al 16% nella seconda parte dell’anno, confidando in un contesto geopolitico meno volatile. La previsione per l’intero 2025 è di chiudere con un fatturato in linea con l’anno precedente e un indebitamento netto attorno ai 780 milioni. Dati che, al netto della turbolenza globale, raccontano una visione industriale che non si lascia scoraggiare dalle curve più strette.

In un’industria dove le accelerazioni sono spesso brusche e le frenate ancor più improvvise, Brembo sceglie di restare fedele al suo approccio: non inseguire mode, ma costruire valore nel tempo. Anche a costo di prendersi una pausa di riflessione. Un lusso che ci si può permettere solo quando si ha il controllo del proprio volante.